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Gino Strada, Una persona alla volta, Feltrinelli, 2022

Una persona alla volta è il racconto intenso e appassionato di una vita dedicata alla cura delle vittime e alla difesa dei diritti. Una testimonianza che ci conduce nel cuore di Paesi martoriati, dove l’umanità è annientata dalla furia della violenza bellica e dove Gino Strada mette la sua esperienza di chirurgo al servizio dei feriti.
Gino Strada non espone la sua autobiografia né intende presentarsi come l’eroe che salva il mondo. Il fondatore di Emergency si fa piuttosto portavoce delle grida inascoltate delle vittime di guerre dove a morire sono persone innocenti, uomini, donne e bambini. Tanti, troppi bambini.
Dal Pakistan all’Etiopia, dalla Somalia alla Bosnia l’insensata sofferenza causata da armi letali e perfide porta in sala operatoria volti e corpi di esseri umani diversi ma martoriati con la stessa ferocia in ogni angolo del mondo. I luoghi visitati diventano occasione per denunciare la più infame delle scelte operate dagli uomini: la guerra. E Strada non ci risparmia nulla della sua esperienza che è un continuo incontro con ingiustizie inaccettabili, atrocità subìte dalle popolazioni inermi e terrorizzate. La sua posizione è netta, la sua scelta è priva di ambiguità: la guerra non potrà mai essere uno strumento di pace. Non si tratta di sbandierare al mondo le proprie idee pacifiste. Gino Strada lo dice chiaramente: non è pacifista, è contro la guerra. Non c’è altro da aggiungere. Affinché la violenza bellica sia tolta dal piatto delle scelte possibili è indispensabile una scelta davvero coraggiosa da parte dei governi e delle istituzioni ovvero smettere di investire negli armamenti. Gino Strada tocca anche le vicende della pandemia la cui gestione ha dato spesso più importanza al profitto che al benessere delle popolazioni. Quale futuro può esserci in un Paese che considera la spesa sanitaria pubblica una spesa da contenere piuttosto che un diritto da garantire a tutti? I governanti hanno alla propria portata uno strumento decisivo: sottrarre alle spese militari parte delle risorse destinate a questo settore. Strada ci ricorda che “anche di fronte agli enormi bisogni sanitari e sociali generati da questa pandemia, nel 2021 la spesa militare è aumentata rispetto al 2020. Dell’8 per cento, non spiccioli”. La lettura di queste pagine, impegnativa e dolorosa, è necessaria per risvegliarci dal comodo torpore in cui spesso ci rifugiamo quando pensiamo alle guerre lontane da noi le cui vittime ci sembrano di un altro pianeta. Per capire cosa è la guerra e quanto dolore provoca  sarebbe sufficiente seguire le istruzioni del vignettista Vauro: prendi la foto di uno scenario bombardato che mostra un bambino afgano senza una gamba e al posto della sua faccia, incollaci quella di tuo figlio.
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